Capo Verde

Istruzione - Cultura - Artigianato - Musica


  • Istruzione.
    Non bisogna lasciarci ingannare dalle statistiche che dichiarano un tasso di alfabetizzazione del 75% (nettamente superiore a quello di tutti i paesi africani).
    Se è vero che tre quarti della popolazione sanno, a malapena, leggere e scrivere, è anche vero che è frequentissimo il fenomeno dell'"analfabetismo di ritorno".
    Dopo aver terminato l'insegnamento basico gratuito (viene fornito anche il pasto di mezzogiorno) la maggior parte dei bambini non è in grado di continuare gli studi. Dimentica così il poco di Portoghese e le nozioni apprese, non legge più e ritorna ad esprimersi esclusivamente in Kriolu.
    La gravità di questa situazione sta nel fatto che, poiché il Portoghese è la lingua ufficiale di Capo Verde, tutti gli atti e i documenti sono scritti in Portoghese, una lingua che pochissimi sanno leggere o parlano.
    L'unica università esistente a Capo Verde (a Praia) è a pagamento (e quindi riservata a pochi eletti) ed è estremamente limitata nelle facoltà che propone ( www.unipiaget.cv ).

  • Cultura.
    È nel 1860 che sorge a Praia il primo Liceo di Capo Verde. Durerà pochi anni e passerà il testimone a quello di Sao Nicolau (1866).
    Bisogna aspettare poi il 1917 perchè nasca a Mindelo il liceo intitolato a Enrico il Navigatore ed è proprio questa città a vedere, nel 1936, il fenomeno culturale più vivo ed autentico che Capo Verde abbia mai avuto: Claridade.
    Il giornale pubblicò solo nove numeri, sino al 1960, e si occupò di antropologia, poesia, analisi culturali e sociologiche sul popolo capoverdiano. Non affrontò, è vero (alcuni gliene fanno, ancora oggi, una colpa), problemi politici o i temi dell'indipendenza ma propose scritti in creolo e si interrogò sulle proprie radici africane.
    Tra gli scrittori dell'epoca possiamo ricordare Josè Barbosa, Manuel Lopes, Luis Romano, Baltasar Lopes. Tra quelli di oggi Germano Almeida, Mario Fonseca, Josè L. Hopfer Almada. Molti scrittori capoverdiani furono, e sono, anche poeti, essendo forse considerata la poesia più adatta del racconto, ad esprimere sentimenti e stati d'animo.
    Massimo poeta capoverdiano (e grande compositore di morna) è considerato Eugenio Tavares (1867-1930)

  • Artigianato
    Artigianato, per il turista, vuol dire qualcosa da acquistare, da portare a casa come prova del viaggio. Qualcosa da regalare agli amici o da conservare come ricordo di un luogo straniero. Capo Verde non è il posto dove troverete tutto a portata di mano. Dovrete cercare nei mercati, nei negozietti (spesso senza insegna), con grande perdita di tempo e dispendio di energie. L'artigianato dell'arcipelago è, per lo più, di tipo famigliare; prodotto cioè per l'uso quotidiano. Vasi, cesti, oggetti in ceramica e in tessuto sono le prede più ambite. I Panos , tessuti a telaio in strisce di circa quindici centimetri che poi vengono unite, oltre a essere di difficile reperibilità sono anche molto cari, spesso proibitivi. Se la vostra meta è Santiago potete provare a cercarli al Centro de Apoio a Produçao Popular di Sao Domingos.
    Se non avete avuto fortuna di trovare ciò che cercate, prima di tornare a casa , potrete sempre acquistare un Uril o Ouril (il tipico gioco capoverdiano/africano), una bottiglia di grogue - grogu (distillato di canna) o di ponche - pòntchi (grogu + melassa o frutta) , una bottiglia di vino di Fogo , una piantina di aloe vera , una marmellata artigianale di frutta tropicale, un cd musicale… o una scatoletta di tonno (il migliore è quello con la scatola rossa e i velieri)!
    Nota: tutti gli articoli in legno, i batik, le bamboline di pezza, le collane provengono dalla vicina Africa. Vi invitiamo a comprarli ugualmente: sono molto belli e, spesso, di ottima qualità e… anche i senegalesi, che li vendono, devono vivere…

    Artigianato di Capo Verde





  • Musica
    Culturalmente, la ricchezza maggiore di Capo Verde è nella sua musica.
    Il riconoscimento mondiale è avvenuto recentemente con la messe di premi e riconoscimenti attribuiti a Cesaria Évora (Cizé per gli amici). Ma altrettanto famosi, in patria, sono Tito Paris, Ildo Lobo, Vasco Martins, Paulino Vieira, Tony Lima, Kodè di Dona, S.Lopi, Catchás, il gruppo dei Bulimundo, Zé di Nha Reinalda, il gruppo dei Finaçon, Raul da Pina, Gil Semedo, Grace Évora, Bana, Bau, il gruppo dei Ferro Gaita, quello dei Pò di Terra, Tututa, Taninho, Luis Morais, Travadihna, Nhô Raul Andrade, Teofilo Chantre, Dudu Araujo, Princesito, Djodje e altri. Per finire con le recentissime voci di Lura, di Nancy Vieira, di Mariana Ramos, di Tcheka, di Mario Lucio Sousa, di Kwala Gamal, di Mayra (la cui voce ricorda la nostra Mina), di Gylito, di Beto Dias, di Kino Cabral e di Suzana Lubrano .
    A Capo Verde c'è sempre l'occasione di ascoltare musica. Un festival, una festa, un bar, un ristorante, una strada (soprattutto a Mindelo): ogni luogo va bene per improvvisare un po' di musica.
    Di seguito, con il grosso rischio di incorrere in inesattezze, vi diamo un elenco di generi musicali:
    -"Morna"
    Secondo qualcuno è nata a Boavista mischiando arie del "Fado" portoghese e altre portate dai naviganti dell'ottocento.
    Per molti è una musica triste, espressione stessa di quella sodade (nostalgia) di cui paiono soffrire tutti i capoverdiani. Qualcun altro, nella tristezza di base, sente una vena allegra "espressione della vita stessa: mai del tutto triste o del tutto allegra: tristezza e allegria si alternano"
    Viene solitamente suonata con "Violom" (chitarre a sei e a dieci corde) e da un "kavakinhu" (chitarrino a quattro corde) e, a volte da un ottone solista.
    Il termine Morna può indicare anche un tipo di poesia ma, più spesso, indica una composizione poetica tradotta in musica.
    -"Koladera"
    Sorella della morna è più allegra e veloce. Spesso i due generi si fondono. Pare contenere ritmi sudamericani.
    Gli strumenti sono gli stessi usati per la morna.
    -"Funanà"
    Pare abbia avuto origine nell'isola di Santiago e, se non è così, è senz'altro a Santiago che ha avuto la massima diffusione.
    Si suona con la "Gaita" (piccola fisarmonica) accompagnata dal " Féro" (una barra di ferro su cui viene strofinata la lama di un coltello).
    Il Funanà fu proibito dal regime coloniale con l'approvazione della Chiesa che lo considerava una danza ostentatamente erotica.
    Dopo il 1975 e l'indipendenza il Funanà è diventato quasi un simbolo per i Capoverdiani e la base di molta musica moderna.
    -"Batuku"
    Anche questo è un genere musicale diffuso principalmente a Santiago.
    Lo suonano gruppi di donne ("batukadera") battendo ritmicamente su un pezzo di panno steso tra le ginocchia. Altre donne le accompagnano battendo le mani e la gente danza, dimenando il corpo.
    -"Finason"
    Simile al Batuku per il ritmo e gli "strumenti", ne differisce in quanto genere musicale-poetico.
    Uno o due vocalisti recitano versi (spesso improvvisati) che raccontano i fatti più diversi.
    Spesso si tratta di storie correnti, di fatti privati, notizie di cronaca. Di tutto un po', con buona pace della privacy, tanto adorata nei paesi industrializzati.
    I due cantanti gareggiano in bravura sia per la voce che per i testi.
    La gente ricorda i nomi delle batukadera più brave, anche se sono morte da tempo.
    È un genere popolare e pertanto sta a mano a mano perdendo quella genuinità che aveva in origine.



    Tratto da www.cvfaidate.com